un pensiero per la IV domenica di Pasqua: C’è pastore e pastore!

C’È PASTORE E PASTORE!

 

Mi piace questa idea della… “consegna a domicilio”.

Da non pensare sotto forma di ristorazione

anche se la fede, la vita della chiesa e delle nostre comunità parrocchiali… un po’ rassomiglia a una “ristorazione” (la mensa eucaristica è un banchetto!).

Mi spiego: l’incontro con Gesù Risorto nella Chiesa, in Parrocchia (con i momenti di preghiera e le varie celebrazioni, vissute “a distanza” in questo periodo, trasmesse dai mezzi di comunicazione sociale, per radio, TV o internet) è una fonte di benessere, un nutrimento per l’anima.

Nel nostro piccolo, anche senza trasmettere la Messa su Facebook, ci teniamo da settimane collegati, con questo piccolo pensiero domenicale, associato ad alcuni video, mandati con Whatsapp. Certamente fatti con il cuore, e spero non troppo “pesanti” da digerire J.

In un momento di grande fatica, anche spirituale, oltre che innanzitutto sanitaria, sociale ed economica, siamo chiamati a tenere duro, ad accettare le indicazioni della Presidenza del Consiglio dei Ministri, e pur non potendo ancora riprendere le nostre celebrazioni comunitarie in Chiesa, alla domenica, siamo invitati a coltivare, attraverso questa forma di ragionevole obbedienza e di prevenzione, sentimenti di profondo rispetto per le altre persone, visto il rischio di contagio ancora molto alto.

 

E.. continuiamo a pregare da casa…

il che non è affatto poca roba, neanche da dare poi così scontato! Manco prima lo era, e nonostante le voci di protesta di tante persone, non lo è neppure adesso, in tempo di pandemia. Cioè: non è affatto automatico che ogni cristiano preghi!

Mi perdonino tanta gente, anche del nostro paese, compresi le giovani generazioni (e non solo!)… ma non credo che di colpo un virus faccia rinascere un desiderio di spiritualità e di frequentazione delle chiese, a chi già in qualche modo… ha perso un po’ l’abitudine, e si è dato – forse – già altre risposte.

Ben inteso che la fede è una scelta libera, e la partecipazione alla parrocchia deve essere naturalmente guidata da motivazioni interiori molto forti, che vanno al di là di personalismi, di semplici gusti personali, privilegiando sempre il senso di comunità, che dovrebbe tenere in piedi la società civile e anche ecclesiale.

 

DELLA SERIE: DIMMI CON CHI VAI, E TI DIRÒ CHI SEI – recita un vecchio proverbio.

Ci sta anche con l’immagine del vangelo di questa IV domenica di Pasqua

(cfr. Vangelo di Giovanni, al capitolo 10, versetti 1-10).

Il Pastore (il tema del Vangelo di oggi) lo incontriamo anche così, a casa nostra, certamente nel nostro cuore.

Il rapporto che Gesù di Nazaret, Risorto dai morti, vuole avere con ciascuno di noi, è quello di AMICIZIA, innanzitutto.

L’amicizia è uno dei sentimenti più forti, e più difficili, nella nostra vita. L’amicizia o scatta, o non scatta; o la si coltiva e cresce, altrimenti muore. Per crescere ha bisogno di gesti concreti, di parole vere, di ascolto dell’altro, di frequentazione.

Mi chiedo quale sia la densità e la qualità di un’amicizia virtuale, come quella che molti coltivano sui social. Forse mi sbaglio, ma siamo persone, non software!

 

Gesù è venuto a rivelarci il volto di Dio, come Padre, e in quanto figlio di Dio e fratello dell’umanità, si è fatto conoscere attraverso immagini, vicine alla nostra esperienza concreta, di uomini, donne, ragazzi, anziani, nel mondo.

Oggi abbiamo certamente degli idoli e dei modelli di vita, apparentemente, più accattivanti e più convincenti (dal mondo del calcio e dello sport a quello della moda, o dei divi televisivi…). La croce di Cristo, come supremo atto d’amore e di amicizia per tutti gli uomini, non attrae (giustamente: i cristiani non sono dei masochisti, ok), ma… ci interroga in profondità: cosa conta davvero nella vita? quale è il senso delle relazioni umane? Alla fine di tutto, e di tutte le nostre inutili corse (sti giorni un po’ meno!), cosa resta sul piatto della bilancia?

 

Gesù, in questo Vangelo, si definisce il Buon Pastore (un’immagine comunissima nella Palestina di allora, con la presenza di tantissimi pastori, che vivevano del pascolo). La traduzione letterale dal greco sarebbe IL PASTORE BELLO.

Non dobbiamo avere paura a dire a Gesù che è BELLO, ad essere suoi amici, e ad affermare che Lui per primo si è presentato da sempre con un amico (un Signore, un Messia, un Salvatore, …) bello, affascinante e accattivante.

Ok – tornando all’immagine della ristorazione – le folle lo cercavano anche perché avevano fame, invocavano la guarigione dei loro malati, …. ma quando Lui parlava, tutti si fermavano, stupiti, affascinati dalle sue parole: avevano fame di quella verità che usciva dalla sua bocca.

 

RICORDIAMOLO SEMPRE: l’uomo per definizione è un cercatore di verità.

Ma questa ricerca, nella vita, non riusciamo a portarla avanti da soli: abbiamo bisogno degli altri, di un maestro, di un amico, di un buon libro…

Come credenti sentiamo di avere bisogno di questo-Gesù-Buon-Pastore, che ci indichi la strada e, quando ci smarriamo, ci venga a cercare, con il suo perdono, e la sua comprensione (ricordate la famosa parabola della pecorella smarrita?).

La festa di oggi, del Buon Pastore, ci ricorda ancora una volta, con questa immagine, che Dio non si è ancora stancato degli uomini… anche se gli uomini a volte si sono stancati di lui, mettendolo in disparte.

 

È un invito alla speranza!

Un’ultima cosa: lo sapevate che CULTO deriva dal latino colère, cioè COLTIVARE?

E che quindi per coltivare l’amicizia con Gesù abbiamo bisogno di creare occasioni per ritrovarci e pregarlo insieme, attraverso la celebrazione del “culto divino”, cioè dei sacramenti (soprattutto l’Eucarestia della domenica)?

 

Allora: vi aspetto a Messa (appena sarà possibile naturalmente) …

…per cercare di seguire insieme il Pastore-bello, in ascolto delle sue parole.

 

Con amicizia.                                                                             Don Domenico Bertorello