“TEMPI … di Pasqua”; per riflettere nella II domenica di Pasqua

“Tempi” …   Sì al plurale; perché in questo tempo di Pasqua (che ci accompagnerà fino al 31 maggio) ci ritroviamo a “gestire” il tempo della nostra vita, ancora alle prese con una sospensione di tante nostre attività, che ci porta ad avere “tempi morti”, più liberi, più…. nostri.

Qualcuno di noi – forse – si è un po’ riabituato ad avere una vita diversa, più tranquilla, con spazi e tempi da dedicare ai propri hobbies, alla lettura, e perché no? alla preghiera.

Leggiamo oggi nel Vangelo di Giovanni, capitolo 20, versetti 19-31:

Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».

Tommaso è l’apostolo che ogni anno, in questa II domenica di Pasqua, incontriamo con la sua voglia di capire, di credere. Quanto gli rassomigliamo, vero? Dopotutto è chiamato Dìdimo, cioè gemello.

Non è un miscredente, ma è… un credente moderno, attuale… uno che vuole toccare con mano, vuole vedere e verificare se quel Gesù che i suoi amici hanno incontrato nel Cenacolo (vivo e risorto, dicono loro) è lo stesso Cristo che hanno visto appeso poche ore prima sulla croce, e se i segni dei chiodi nelle mani e nei piedi lo possono confermare.

Facciamo nostra questa “fede” che si interroga: anche noi abbiamo bisogno di capire tante cose nella vita, soprattutto in questi “tempi” strani, e sappiamo che interrogarci su Dio e su dov’è in questi momenti duri….è già fede! È ricerca, è apertura, è voglia di camminare senza mai arrenderci.

Se ci aggiungiamo che la Chiesa da 2000 anni ci testimonia che non solo Gesù è morto-come-noi, ma è anche risorto, cioè vivo, ricordato e incontrato in una dimensione che è la nostra (quella corporea e relazionale), … allora questo fatto ci soddisfa un po’ di più, ci appaga, ci rasserena, ci… con-vince!

Eh sì: vincere è un verbo impegnativo, forte: Gesù vince CON, ci con-vince, si fa incontrare attraverso la presenza e la testimonianza dei fratelli, della parrocchia, della Chiesa diffusa ovunque.

È fondamentale riconoscere, in questo Vangelo, il ruolo della Comunità dei discepoli nell’annunciare a Tommaso che hanno visto il Signore (NB: il termine Signore è già espressione di una fede pasquale: Gesù ha trionfato sulla morte, ed è sempre presente nella sua Chiesa).

Dice il testo appena citato: Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!».

Amici, parrocchiani, genitori, nonni, catechisti, ….abbiamo questo coraggio di annunciare Gesù oggi?

I teologi parlano di una “fede-che-salva”, che appartiene certamente a tantissime persone (quante volte Gesù guariva i malati e diceva loro: Va’ la tua fede ti ha salvato);

ma la cosiddetta “fede-testimoniale” è solo di chi fa un cammino nella chiesa e con l’aiuto della chiesa, approfondisce l’amicizia con Gesù e diventa capace di far-toccare-con-mano la bellezza di una vita arricchita dal Vangelo.

Detto fuori dai denti: nella vita non si nasce e non si cresce da soli, ma abbiamo bisogno degli altri! Così NON CI SI SALVA DA SOLI. Tommaso ha avuto bisogno (prima ancora che di Cristo) dei discepoli, che pieni di gioia (dice il testo: E i discepoli gioirono al vedere il Signore) lo hanno coinvolto in questa esperienza pasquale, in questa ricerca del Dio-in-mezzo-a-noi.

E quando scopri che Cristo ti ha colmato la vita del suo amore, quando i tuoi “tempi” si riempiono di significato nuovo grazie alla preghiera, alla celebrazione della Santa Messa e dei sacramenti, alla carità fraterna; quando ti accorgi di quanto hai ricevuto dai fratelli (camminando con loro nella Comunità dei credenti, scoprendo la parrocchia e le occasioni di crescita spirituale come un grande dono per la tua vita), allora… sei passato dal Venerdì Santo alla Domenica di Pasqua!

Mi viene da dire anche: W Tommaso, perché si è fidato e non è mancato al secondo appuntamento (Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!»). Questo per dirci che i “tempi” del Signore sono imprevedibili, e nella sua misericordia ci offre sempre “tempo” per lasciarci amare, incontrare, salvare da Lui.

Ma anche: W i discepoli, perché con la loro fede e testimonianza lo hanno … trascinato!

Scusate il pippone… come si dice… da predicozzo, o se preferite lo sfogo:

FORSE più che tante smancerie spirituali, o troppi incontri che non servono a nulla nelle nostre parrocchie (quante le riunioni che viviamo e ci inventiamo, legati al nostro ego e ai nostri gusti spirituali!), dovremmo recuperare la centralità della Parola e delle Persone: Ascolto e Carità, gli unici due pilastri che tengono in piedi la nostra vita cristiana!

La nostra fede, come relazione con il Signore Risorto, si basa sul desiderio di metterci in ascolto del Maestro (quanto tempo diamo alla meditazione e ascolto della Parola di Dio?), e sull’impegno a creare legami autentici di carità fraterna, andando oltre le divisioni e i personalismi!

Il covid19, coronavirus, è arrivato nella nostra vita, come ospite scomodo: anche perché ci ha scomodati, ci ha fatto capire l’essenziale. Tutto quello che facevamo, anche in parrocchia, è diventato secondario…. compresa la partecipazione alla S. Messa, perché prioritario è solo il rispetto delle altre persone. Abbiamo ri-scoperto in modo strano, con “tempi” più rallentati, paradossalmente “a distanza”, il RISPETTO per l’altro, l’accoglierlo prima di tutto offrendogli sicurezza e attenzione. VI SEMBRA POCO?

SECONDO ME DOVREMO RIPARTIRE DA QUI:

quando le distanze si potranno ri-avvicinare, non dimentichiamoci che non ci basterà più la “fede-che-salva” (ognuno secondo i propri gusti o legati anche solo alle buone tradizioni religiose ereditate), ma dovremo riscoprire una “fede-testimoniale”, portando Cristo nella vita concreta, quotidiana: accanto ai malati e agli anziani;

recuperando il valore dell’essere famiglia (genitori e figli) senza sofisticazioni aggiunte o difese (permesse dalla tecnologia quando assolutizzata), rompendo quegli schemi di individualismo che si vengono a volte a generare (scusate: in ogni casa quante televisioni e quanti pc o tablet abbiamo, così da poterci “isolare”? siamo ancora capaci di cenare insieme, con la televisione spenta, ascoltandoci a vicenda?);

allargando la nostra sensibilità e condivisione con i tanti “nuovi” poveri (anche tra di noi) generati purtroppo da questa situazione di stallo e di “tempi morti” anche per il lavoro, per tantissime persone!

PESSIMISMO? No realismo, amici. Se poi uno la pensa diversamente, amici come prima.

Se questi “tempi” strani non ci insegnano a gustare-di-più-la-vita CON chi abbiamo accanto, allora… ho paura che la pietra del sepolcro del venerdì santo resti ancora là, pesante e ingombrante, a impedirci di risorgere.

SOLO INSIEME CE LA POSSIAMO FARE… Tommaso da solo non sarebbe andato da nessuna parte! siete d’accordo?

 

Concludo con le parole di Papa Francesco, pronunciate il giorno di Pasqua, al mondo intero:

“Cari fratelli e sorelle, indifferenza, egoismo, divisione e dimenticanza non sono davvero le parole che vogliamo sentire in questo tempo. Vogliamo bandirle da ogni tempo! …

Oggi c’è bisogno di un contagio che si trasmette da cuore a cuore: il contagio della speranza”.

 

Buon cammino…. Buona ricerca…. Buona vita…

…senza perder tempo!

Don Domenico Bertorello