UNA RIFLESSIONE PER ENTRARE NELLA SETTIMANA SANTA

a partire dal Vangelo di Domenica 5 aprile: DOMENICA DELLE PALME E DELLA PASSIONE DEL SIGNORE

 

FINALMENTE…

 

Cari amici, non ci sembra ancora vero, ma… siamo arrivati a Pasqua: con questa domenica entriamo nella Settimana Santa di Passione, Morte e Risurrezione del Signore Gesù.

Ma siamo chiamati ancora a vivere la Pasqua e tutte le celebrazioni che la precedono, senza poter partecipare fisicamente in parrocchia. E credetemi, è davvero un sacrificio per tutti!

Noi vogliamo prepararci a questo incontro di salvezza, per quanto possibile, a distanza, con alcune semplici riflessioni, che vorrei condividere con tutti voi.

Vorrei giocare su 3 parole che iniziano con la P: Pilato, Papa Francesco, Palme.

 

PILATO

Tra le parole del Vangelo della Passione che ascolteremo domenica, mi ha colpito molto Ponzio Pilato e la domanda che rivolge a Gesù.

Pilato è un personaggio particolare, che sta dalla parte del potere, e si chiede come mai quell’uomo Gesù di Nazareth ha il coraggio e la pretesa di definirsi un Re.

(Vangelo di Matteo cap. 27, versetto 11: Gesù intanto comparve davanti al governatore, e il governatore l’interrogò dicendo: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose «Tu lo dici» ).

Mi sembra duplice il suo atteggiamento:

*innanzitutto di meraviglia e stupore, perché non vede in Gesù che un semplice uomo e fanatico;

*ma soprattutto – da questa precisa domanda – mi pare emerga anche la sua gelosia. Definirsi un re significa immediatamente diventare scomodi, e creare un confronto con chi è già al potere in Israele. E questo pesa. Non piace affatto!

Eh sì: il Piedistallo (se volete altre P), ossia il Primeggiare, avere il Potere… Piace a tutti (non Prendiamoci in giro!); e su questo aspetto, mi pare che questi tristi giorni ci facciano riflettere, anche, su chi e cosa conta davvero nella nostra vita. Ma…

 

PAPA FRANCESCO

Torno ancora a quel messaggio di Francesco, venerdì scorso 27 marzo alle ore 18.00, tutto solo in quella Piazza San Pietro, deserta.

Pensate: 17 milioni di persone collegate in Italia con la TV, senza contare chi ha seguito sui social.

Con le sue parole, che hanno commosso il mondo intero, sia credenti che non credenti, ha voluto dare una carezza all’umanità ferita, ma non ci ha risparmiato nulla! È sempre molto diretto!

Due passaggi mi sembrano significativi e mi hanno toccato molto:

  • La tempesta smaschera la nostra vulnerabilità e lascia scoperte quelle false e superflue sicurezze con cui abbiamo costruito le nostre agende, i nostri progetti, le nostre abitudini e priorità. Ci dimostra che abbiamo lasciato addormentato e abbandonato ciò che alimenta, sostiene e dà forza alla nostra vita e alla nostra comunità… ci siamo accorti di essere-tutti-sulla-stessa-barca, fragili e disorientati”.
  • È dunque caduto il trucco di “quegli stereotipi con cui mascheravamo i nostri ‘ego’ sempre preoccupati della propria immagine; ed è rimasta scoperta, ancora una volta, quella benedetta appartenenza comune alla quale non possiamo sottrarci: l’appartenenza come fratelli”.

Parole sante, vere: altro che piedistalli o ‘esenti-Covid’! Ce ne siamo resi conto che la “paura” ha preso tutti. Per questo Francesco riprende più volte quell’espressione di Gesù ai suoi discepoli: “Perché avete paura? Non avete ancora fede?”.

Ci siamo ri-scoperti tutti, ma proprio tutti uguali (non c’è re che tenga, da questo punto di vista), tutti ugualmente bisognosi di aiuto in momenti come questo.

Anche lo stesso premier britannico, Boris Johnson, si è ritrovato pure lui contagiato da questo virus!

Che dire? Ci può essere qualcosa di positivo da cogliere in tutto quello che viviamo, all’epoca del coronavirus? Mi azzardo a dire di : si sono aperti i nostri occhi (spesso ciechi, accecati dalle cose e dal troppo correre di tante nostre giornate), gli occhi di tutti, indistintamente dall’ “essere qualcuno” alla vista di questo mondo, o dall’essere semplicemente persone, uomini e donne normali, che lottano e cercano di mantenere la propria famiglia, e di vivere.

Le parole di Francesco, “siamo tutti sulla stessa barca”, ci sembrano purtroppo rivoluzionarie, perchè ci eravamo dimenticati di chi siamo, dove stiamo andando, perché e con chi siamo al mondo!!!

 

PALME

In chiesa distribuiamo i rametti d’ulivo. Li benediremo durante la Santa Messa delle 11.00, a porte chiuse, e poi saranno disponibili, per chi desidera: la chiesa resta aperta tutta la domenica (come gli altri giorni), per offrire la possibilità a ciascuno di passare personalmente, e fermarsi per fare una preghiera.

Come leggeremo sempre nella lunga pagina di vangelo domenica, Gesù fa il suo ingresso in Gerusalemme, tra le folle, osannato e accolto con rami di palme, deposte sul suolo. La palma per il cristianesimo è da sempre simbolo del martirio, di chi dà la vita, sacrificandola per Dio e per i fratelli. In questo caso richiama anche, in modo allusivo e anticipatorio, la vittoria di Cristo sulla morte e la sua risurrezione. (Vangelo di Matteo, capitolo 21, versetti 1-11)

L’ulivo, come la palma, è un pianta diffusissima in Palestina, e richiama il dono prezioso dell’olio, come nutrimento, e come simbolo della benedizione e consolazione di Dio. Pensate ai tre oli santi, che servono per la benedizione dei bambini battezzati, per l’unzione ai malati, per esprimere la forza di Dio nella vita di un cristiano, che riceve la Cresima, e per consacrare i ministri sacri, sacerdoti e vescovi.

Quest’anno ci è mancato il gesto dell’imposizione delle ceneri, come inizio del cammino quaresimale. La cenere usata ogni anno è prodotta con gli ulivi della Pasqua precedente, perché il simbolo della pace (che l’ulivo rappresenta) si esprima, donando la forza di convertirci al Signore, e di diventare costruttori di pace.

E, ancora, l’ulivo portato nelle nostre case, regalato a qualche amico o familiare, a fine quaresima, è un invito alla pace, a spargere semi di bene, di pace e di consolazione in chi incontriamo. Pensiamo poi, soprattutto, in questi giorni, quanto è attuale questa parola, quanto sentiamo il bisogno di ricevere un po’ di consolazione, e di portarla a chi soffre, a chi è malato.

 

Detto in una battuta, e con un gioco di parole: la Pasqua non è una pass-eggiata, ma è il pass-aggio dalla morte alla vita, dalla solitudine alla relazione, dall’io (io sono, io penso, io dico, io faccio….) al NOI. Fare-Pasqua significa provare a fare-un-passo-in-avanti, verso il fratello, con autenticità.

Non importa se continueremo per un po’ a restare lontani, a non poterci incontrare, a non poterci abbracciare, né salutare con un bacio o una stretta di mano.

Se abbiamo la pace nel cuore, se con questa Pasqua ci regaliamo un po’ di tempo per pensare alla nostra vita passata, e per chiedere l’aiuto e il perdono del Signore, saremo comunque VICINI, IN COMUNIONE, e più forti per tornare- tra qualche settimana- alla nostra “normalità”.

Si spera, un po’ cambiati!

 

NB: non abituiamoci all’isolamento, che tutto sommato a qualcuno non dispiace!

Teniamoci già in contatto – ora – con un messaggio, una telefonata, soprattutto alle persone anziane e a quelle più sole e fragili.

Mi sembra già questo un atteggiamento (e non diciamo che non abbiamo tempo, sta volta!) che ci permetterà di celebrare la Pasqua, di vivere la Pasqua… e non solo (come si diceva fino a ieri…) di fare-Pasqua!

Pasqua 2020: Cristo muore e risorge, in Lui e con Lui trionfa la vita. Quella vera.

Pasqua 2020: possiamo dirlo con fiducia: in Lui Risorto rinasce, riparte la nostra vita.

Con il suo aiuto, possiamo farcela anche noi. A diventare veri credenti-credibili!

PS: non siamo soli! Non sentitevi soli!

Nel mio piccolo cercherò di farmi vivo, anche con un piccolo messaggio-video, sui vostri telefonini.

                                                                                                                 

 

Buona Settimana Santa a tutti.                         Don Domenico Bertorello